Chiesa di Santa Maria dei Calderari

Santa Maria dei Calderari
Pianta di Giovanni Battista Nolli (Nuova Topografia di Roma, 1748), con l'indicazione topografica della Chiesa di Santa Maria dei Calderari (n. 755)
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
Coordinate41°53′36.2″N 12°28′32.5″E41°53′36.2″N, 12°28′32.5″E
ReligioneCristiana
TitolareMaria
Diocesi Roma
Inizio costruzionemenzionata nel XII secolo
Demolizione1881
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Interno della chiesa (circa 1881).

La chiesa di Santa Maria dei Calderari è una chiesa scomparsa di Roma, nel rione Regola. Essa era collocata nei pressi di piazza Branca, oggi non più esistente, all'incrocio tra le moderne via Arenula e via di Santa Maria dei Calderari. Fu demolita nel 1881 per la costruzione di via Arenula.[1]

Storia

La chiesa è menzionata per la prima volta in una bolla di papa Urbano III del 1186 tra le chiese filiali di San Lorenzo in Damaso con il nome di Santa Maria de cacabariis. Nel catalogo di Cencio Camerario (fine XII secolo) compare al n. 173 con il nome di sancte Marie. Il termine cacabaris deriva dai fabbricanti di caccabi, ossia di catini e vasi di rame ed altri vasi da cucina. Fu una delle prime chiese di Roma in cui si venerava la Madonna con il titolo di Immacolata Concezione, cosa rara nel Medioevo.

In epoca imprecisata la chiesa fu affidata alle confraternite dei rigattieri e dei materassai, che la dedicarono al loro santo patrono, san Biagio. Contestualmente la chiesa era sede di parrocchia fino alla sua soppressione nel 1594. In una visita del 1560, si dice che

«… havea la parrocchia da circa 64 case e più, ma vi erano gran parte giudei e gente vile, sbirri e spioni. Questa chiesa è molto piccola et è vicinissima a s. Salvatore in cacaberis o a s. Maria del pianto et a s. Salvatore in campo. Sta edificata non lungi dalla piazza di Branca e dalla piazza Giudia dietro s. Maria del pianto.»

(Armellini)

Nel Seicento papa Alessandro VII affidò la chiesa alla compagnia dei cocchieri, che le ridiedero il nome primitivo. In quest'epoca era conosciuta anche come Santa Maria o Santa Maria degli Angeli dei Cocchieri.

Alcune delle opere che si trovavano nella chiesa sono collocate oggi nella vicina chiesa di San Tommaso ai Cenci, dove si trasferì l'arciconfraternita dei Cocchieri dopo la demolizione di santa Maria dei Calderari.

Note

  1. ^ Così Quercioli. Secondo Armellini e Hülsen la chiesa era ancora esistente quando pubblicarono le loro opere.

Bibliografia

  • Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma, Tipografia Vaticana, 1891, p. 400. URL consultato il 13 maggio 2021.
  • Christian Hülsen, Le chiese di Roma nel Medio Evo, Firenze 1927, p. 315
  • Antonio Nibby, Roma nell'anno MDCCCXXXVIII, Parte prima moderna, Roma 1839, pp. 337–338
  • Mauro Quercioli, Rione VII Regola, in AA.VV, I rioni di Roma, Newton & Compton Editori, Milano 2000, Vol. II, pp. 488 e 490
  • Riccardo Massimiliano De Paoli, Santa Maria de' Caccabariis (o dei Calderai), in Alma Roma XLV (2004), X n.2-3, pp. 45–54

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Collegamenti esterni

  • (EN) La chiesa sul sito di Roman churches
  • Estratto della mappa XXI della Forma Urbis Romae di Rodolfo Lanciani, con l'indicazione topografica della chiesa di Santa Maria dei Calderari (all'interno della Crypta Balbi)
  • Pianta di Giovanni Battista Nolli (Nuova Topografia di Roma, 1748), con l'indicazione topografica della Chiesa di Santa Maria dei Calderari (n. 755)
  • Sito della Sacra Fraternitas Aurigarum Urbis, su fraternitasaurigarum.it.
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