Dialetto castellanese

Castellanese
Altri nomiCaltiddanu
Locutori
Totale~ 7800[1] (2024)
Altre informazioni
Scritturaalfabeto latino
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Italiche
  Romanze
   Italo-occidentali
    Romanze occidentali
     Toscano medievale
      Corso
       Castellanese

(sedinese)

Manuale

Il castellanese è un dialetto parlato nei comuni di Castelsardo, Sedini, Tergu e in alcune frazioni di Valledoria (anche se nei comuni di Sedini e Tergu si parla una variante molto simile: il sedinese).

È una varietà di transizione tra il gallurese e il sassarese. Ha una base morfologica e lessicale di origine corsa mentre la sintassi è condivisa col sardo. Sul piano fonetico ha subito l'influsso del ligure medievale e più di recente del sassarese. Accanto ad alcuni arcaismi liguri risalenti al dominio dei Doria, presenta un rilevante numero di parole sardo-logudorese.[2] Il Castellanese viene parlato da circa 7800 persone[3] (di cui ~6000 parlano un castellanese non variato, che si parla solo a Castelsardo).

L'unica variante del castellanese è il sedinese (parlato nei comuni di Sedini, Tergu, in alcuni frazioni di Valledoria e nelle frazioni castellanesi di Pedra Sciolta, Multeddu, San Giovanni e Terra Bianca).

Nella zona segnata col rosso si parla il dialetto castellanese

Il castellanese si dimostra poco aperto ad innovazioni linguistiche, dimostrato dal fatto che molte parole e costruzioni proprie dell'antico còrso-toscano altrove perse, nel borgo sono ancora in uso.

Concordanze con altre lingue o dialetti

Il castellanese presenta notevoli concordanze con la variante del corso detto "Taravesu" con il quale condivide moltissimi fonemi: pronomi personali eddu/edda/eddi, cacuminali solo per -ll, conservazione del gruppo -GL, passaggio del gruppo -RN a -RR, mantenimento della v intervocalica, sviluppo in -e/-o delle vocali brevi latine. Le caratteristiche più importanti del castellanese possono essere individuate in:

  • nettezza della pronuncia dei gruppi -ghj- e -chj- (agghju, magghju)
  • pronuncia della -v- iniziale (vinu, vacca.)
  • pronuncia della -v- intervocalica (eva) caratteristica presente nel corso ("Ajaccino", "Taravesu", etc.)
  • conservazione di vocali brevi latine in molti termini (mushca e non moshca, infriddà e non infreddà) caratteristica che lo affianca alla lingua corsa meridionale e al gallurese, mentre in molti si assite al singolare sviluppo in e/o come nel corso del nord e centro-meridionale e nel sopra citato "taravesu" e i dialetti della conca di Ajaccio:
  • cacuminale solo per -ll-;
  • mutamento di -ce-,-ci- in -ge-,-gi-: lugi, vogi, pagi;
  • modificazione -rn-rr- (forru, carri, corru);
  • esiti eddu/edda/eddi;
  • variegato lessico conservativo.

Storia

L'origine dell'idioma risale all'incirca al XIII secolo in seguito all'arrivo di un grande numero di genti corse che finirono per rappresentare la maggioranza della popolazione, cui si aggiungevano liguri, toscani e sardi che insieme costituivano la variegata popolazione della città neo-fondata dai Doria[4].

Libri in Castellanese

Lo scrittore Giuseppe Tirotto ha scritto alcuni libri in castellanese, come:

  • Lu bastimentu di li sogni di sciumma[5]
  • L'umbra di lu soli
  • Cumenti oru di neuli[6]
  • La forma di l'ànima
  • La casa e la chisura
  • Lu bàsgiu di la luna matrona
  • E semmu andaddi cantendi...
  • Cumentisisia t'avaràgghju amà..
  • La tuaglia ruia[7]

Toponimi

Esempi

Qui di seguito ci sono degli esempi di frasi in castellanese con la traduzione in italiano.

Castellanese: Italiano:
Eu soggu di Calteddu Io sono di Castelsardo
Cosa sei fendi Cosa stai facendo
Soggu magnendi Sto mangiando
Chiltu è Mario Questo è Mario

Esempi di testi

Di seguito un testo in castellanese con la traduzione in italiano:[2]

Castellanese:

«Soggu naddu in Calteddu e v'agghju passaddu li megli'anni di la mè ghjuivintù. M'ammentu cand'èrami piccinni chi li nosthri mammi ci mandavani da pal noi a fàcci lu bagnu . Tandu la spiagghja era piena di rena, senza scogli né rocchi e si sthaggia ori finz'a candu, biàtti da lu freddu andagiami a vultulacci in chidda rena buddendi da lu soli. Dabboi l'ultima cabucina pà buggacci la rena attaccadda a la pèddi e turravami in casa chi lu soli era ghjà caladdu, a l'ora di cena. Candu fagia bughju à noi piccinni ci mandavani a fà ganci, cù la lugi chi vi vulia pà inniscà l'àmi pà piscà. Ni pigliavami assai e daboi in casa li mittìami drent'a un saccheddu sarraddu in cucina. Un mangianu chi ci n'erami pisaddi chi era sempri bugghju, candu semmu andaddi à piglià lu sacchettu era boiddu é li ganci ghjiràvani pàl tutti li càmmari è v'é vuludda più di mezz'ora pà accuglinnili tutti.»

(Li passatempi)

Italiano:

«Sono nato a Castelsardo e vi ho passato gli anni migliori della mia giovinezza. Ricordo, quando eravamo ragazzi, che le nostre mamme ci mandavano da soli a fare il bagno. Allora la spiaggia era piena di sabbia, senza scogli né rocce e si stava in mare delle ore fino a quando, paonazzi dal freddo poi ci andavamo a rotolare in quella sabbia bollente dal sole. Poi l'ultimo tuffo per levarci la sabbia attaccata alla pelle e ritornavamo a casa che il sole era già calato, all'ora di cena. Quando faceva buio noi ragazzi ci mandavano a fare granchi, con la luce, che serviva per mettere l'esca agli ami per pescare. Ne raccoglievamo in quantità poi in casa li mettevamo in un sacchetto chiuso in cucina. Una mattina in cui ci eravamo alzati che era ancora buio, quando siamo andati a prendere il sacchetto era vuoto e i granchi giravano per tutte le camere e c'è voluta più di mezz'ora per raccoglierli tutti.»

(I passatempi)

Note

  1. ^ Questo numero è solo una stima non verificata
  2. ^ a b Castellanese, su isula.forumactif.com.
  3. ^ Questo numero è solo una stima non verificata.
  4. ^ Dialetti Sardi, su treccani.it.
  5. ^ Lu bastimentu di li sogni di sciumma, su books.google.com.
  6. ^ Cumenti oru di neuli, su editoriasarda.it.
  7. ^ La tuaglia ruia, su accademiasarda.it.

Bibliografia

  • Mauro Maxia, Studi sardo-corsi. Dialettologia e storia della lingua tra le due isole, 2ª ed., Olbia, Taphros, 2010.
  • Mauro Maxia, Fonetica storica del gallurese e delle altre varietà sardocorse, Olbia, Taphros, 2012.

Voci correlate

Collegamenti esterni

Che lingua si parla in Sardegna?, su cascinaovi.it.

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