Ildebrandino X Aldobrandeschi

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Ildebrandino X Aldobrandeschi
conte di Santa Fiora
Stemma
Stemma
DinastiaAldobrandeschi
PadreBonifacio Aldobrandeschi
MadreImilia
FigliIldebrandino il Giovane
Margherita ?

Ildebrandino X Aldobrandeschi (prima del 1236 – 1283 circa) è stato un nobile e mercenario italiano.

Biografia

Figlio del conte Bonifacio, iniziatore del ramo di Santa Fiora degli Aldobrandeschi, e della contessa Imilia, fu al centro delle lotte tra Siena e Orvieto per il controllo della Maremma, trovandosi spesso a rivaleggiare con i parenti del ramo di Sovana, discendenti dello zio Guglielmo.[1]

Ghibellino, nel 1260 combatté alla battaglia di Montaperti al fianco dei Senesi come capitano di divisione, scontrandosi con il cugino guelfo Ildebrandino il Rosso.[1] Proprio con quest'ultimo, tuttavia, formò una temporanea alleanza i primi di marzo 1266 occupando Grosseto, finita nelle mire espansionistiche senesi; la città maremmana venne però riconquistata pochi giorni dopo da Siena l'11 marzo.[1] Nel 1268 combatté a Tagliacozzo per Corradino di Svevia.[1]

Servì come podestà di Massa di Maremma nel 1273, ma la sua politica faziosa nei confronti dei guelfi massetani, indusse il cugino rivale ad attaccare la città; come rappresaglia il conte Ildebrandino X attaccò Piancastagnaio.[1] Seguì una serie di schermaglie e vendette che vide Siena intervenire direttamente per cercare di risolvere la questione tramite la diplomazia.[1] La conclusione di queste trattative, essendo ormai insanabile la rivalità tra i due cugini, fu possibile solo con un accordo di pace che prevedeva la divisione definitiva della contea aldobrandesca. L'accordo fu firmato l'11 dicembre 1274 a Montecucco e sancì la nascita delle due contee di Santa Fiora e Sovana-Pitigliano.[2] A Ildebrandino X, conte di Santa Fiora, spettarono i territori dell'Amiata, con i castelli di Arcidosso, Selvena, Semproniano e Castiglione d'Orcia, e di Roccastrada; la città di Grosseto e il castello di Scarlino sarebbero rimasti invece territorio comune.[1]

Ildebrandino fu bandito da Siena il 13 aprile 1275 per avere fomentato una nuova ribellione a Grosseto; nel 1280 tentò una nuova rivolta insieme ad alcuni fuoriusciti ghibellini. Ne scoppiò uno scontro che vide Siena assediare Castiglione d'Orcia (15 luglio 1280) e Ildebrandino occupare Pari, costringendo i Senesi alla ritirata. La pace venne firmata il 24 settembre successivo.[1] Nel 1281 si inimicò nuovamente la potente vicina sostenendo la rivolta di Niccolò Bonsignori.[1]

Ebbe almeno due figli, Ildebrandino detto "il Giovane", e Margherita, forse sposa del Bonsignori. Si presume sia morto i primi giorni del 1283.[1]

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j Luciana Marchetti, ALDOBRANDESCHI, Ildebrandino, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 2, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960. Modifica su Wikidata
  2. ^ La precedente divisione della contea del 1216, avvenuta tra gli eredi del conte Ildebrandino VIII, va considerata perlopiù come una spartizione di beni e possedimenti all'interno del comitato aldobrandesco, senza che questi fosse formalmente diviso in due o più contee differenti.

Bibliografia

  • Daniello Berlinghieri, Notizie degli Aldobrandeschi, Siena, 1842.
  • Gaspero Ciacci, Gli Aldobrandeschi nella storia e nella Divina Commedia, vol. I, Roma, Biblioteca d'arte editrice, 1935.
  • Simone M. Collavini, Honorabilis domus et spetiosissimus comitatus: gli Aldobrandeschi da conti a principi territoriali (secoli IX-XIII) (PDF), Pisa, Edizioni ETS, 1998.
  • Emanuele Repetti, Dei conti Aldobrandeschi di origine o legge salica, dal secolo IX fino alla divisione della loro Contea di Soana e Santa Fiora (1274), in Appendice al Dizionario geografico fisico storico della Toscana, vol. 6, Firenze, Tip. Mazzoni, 1846, pp. 62–63.

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