Mushi mezuru himegimi

Mushi mezuru himegimi, o La principessa che amava gli insetti (虫めづる姫君?), è una fiaba giapponese del XII secolo, che contribuì a sfidare le convenzioni sociali dell'epoca, mediante la trasgressione del decoro sociale che ci si può attendere da parte del pprotagonista, una dama di corte del periodo Heian. È presente nella raccolta Tsutsumi Chūnagon Monogatari.[1]

Storia

La protagonista fa amicizia con gli insetti, nomina alcuni di essi come suoi assistenti e si impegna in scambi poetici che coinvolgono bruchi pelosi, provocando l'ilarità delle persone che la circondano. Ritratto come ancor più eccentrica è il suo disprezzo per l'apparenza esteriore: infatti, lascia che i capelli crescano in disordine, senza curare l'acconciatura; e non sottopone a taglio le folte sopracciglia; trascura la pratica tradizionale dell'annerimento dei denti (Ohaguro) e lascia che gli uomini possano vederla. «Oh, che deplorevole! Perché ha una mente così strana?». Quando una storia d'amore incipiente termina con il racconto, non sorprende nessuno degli osservatori.[2]

Interpretazione

Donald Keene ha suggerito che, sebbene il lettore potrebbe essere attratto dall'indipendenza mentale della fanciulla, l'autore stava probabilmente cercando di sottoporre a satira i comportamenti eccentrici e i gusti non convenzionali che la caratterizzano.[3] Robert Backus sostiene che il lettore moderno potrebbe preferire la sua indipendenza e naturalezza all'«eccessiva artificialità della concezione Heian della bellezza femminile».[4] Egli traccia anche dei parallelismi con la locale tradizione letteraria del Setsuwa e con gli aneddoti narrati su Fujiwara Munesuke (1077-1162), il "Ministro dell'apicoltura", che dava alle sue favorite dei nomignoli come "Lunghe Gambe", "Corna Corte" e "Ali Macchiate".[5] Anche Michele Marra si riferisce a costui, di nuovo collegando il racconto con la setsuwa che sfida in modo simile l'ortodossia di corte e suggerisce che la storia possa vedere la verità buddista preferita ai valori dell'aristocrazia dei Fujiwara alla fine del periodo Heian.[6]

Note

  1. ^ Backus, p. xxii.
  2. ^ Backus, pp. 41–69, in particolare p. 63.
  3. ^ (EN) Donald Keene, Seeds in the Heart: Japanese Literature from Earliest Times to the Late Sixteenth Century, Columbia University Press, 1999, p. 542, ISBN 0-231-11441-9.
  4. ^ Backus, p. 43.
  5. ^ Backus, p. 45.
  6. ^ (EN) Michele Marra, The Aesthetics of Discontent: Politics and Reclusion in Medieval Japanese Literature, University of Hawaii Press, 1991, pp. 63–69, in particolare p. 69, ISBN 0-8248-1364-2.

Bibliografia

  • Robert L. Backus, The Riverside Counselor's Stories: Vernacular Fiction of Late Heian Japan, Stanford University Press, 1985, ISBN 0-8047-1260-3.

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • Testo tradotto in inglese da Backus
  • Testo originale in giapponese
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